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Fuori dall'aula
Viste dal di fuori non si arriverebbe a prevedere tanto…
Eppure alla fine due insegnanti che parlano del loro lavoro sono come una sintonia,
come un concerto di suoni che pare venire da un bosco,
non c’è nulla di stridente, che pare provenire da corridoi in penombra e aule, cattedre, sale professori, registri e lavagne.
Va detto, questo è un incontro felice, di due donne prima di tutto che si raccontano,
come due amiche di vecchia data che fra un sorriso e una risatina discreta parlano di cose importanti.
Come in una danza a passi lenti e leggeri.
E le cose piccole sono quelle a ben guardare attorno alle quali gira il mondo.
Registrazione fuori protocollo di un felice incontro virtuale
tra Monica Febbo e Luisa Rizzo
di Monica Febbo
Luisa: inizia tu ... dai lo stile, mi piace il tuo stile ...
Monica: Partiamo dall'inizio o dalla fine? questa è un'intervista a tutti gli effetti... Luisa ... Perché la lingua italiana? E da quando? Come nasce questa lunga storia?
Luisa: Nasce a Milano, Scuola Elementare di via Zama, trasferita sul posto del primo distaccato per i Rom Andrea Bertol, che non c’è più ... era dell'Opera Nomadi, quella di Carlo Cuomo!!!
Monica: sì a brevi linee come ti sei avvicinata a questo mondo, era molto tempo fa credo.., tuttora è qualcosa di cui l'opinione pubblica ha idee molto vaghe...
Luisa: 1986 - la scuola era per metà di bambini Sinti e lì mi sono resa conto che, una volta affermati il rispetto e la valorizzazione di quella cultura il problema principale per l’apprendimento era la lingua, anche se in modo ‘’speciale’’, perché in quella situazione in qualche modo l’italiano risultava imposto….... poi un anno con gli adulti. Credo di essere stata la prima insegnante ad entrare in un Campo, il primo campo comunale di Milano. Per la scuola pubblica, perche’ in Zama si parlava sempre dell’esperienza di volontariato di Torino!!
Monica: quindi tu inizialmente insegnavi in una scuola ‘’normale’’...... e immagino sia stato un percorso in salita,..le prime difficoltà?
Luisa: conciliare l'intercultura con l'apprendimento della lingua
Monica: immagino sia stato una sorta di autoapprendistato da parte tua.... come ti sei organizzata? la giornata tipo.. un episodio che ti ricordi?
Luisa: un giorno Erminia al campo scrisse: I gagé non sanno a cosa pensano i rom quando mangiano, loro pensano a cosa mangeranno il giorno dopo… invece i rom pensano a cosa mangiano i gagé!! Alle loro grandi tavole piene di piatti diversi!!
Monica: capisco.... come sei stata accolta? ci sono stati dei momenti di attrito?
Luisa: no benissimo; però ho cominciato con le donne, che il primo giorno mi guardavano malissimo (e qui mi ha dato una mano il femminismo): ad una ad una, nelle kampine, nelle casette in legno di allora, poi in piccoli gruppi e poi ancora i mariti!
Monica: Interessante i mariti... come è accaduto? informalmente immagino.
Luisa: Gli uomini vennero tutti il primo giorno, nella guardiola che avrebbe dovuto essere l’aula, ma che io non ho usato quasi mai. Loro erano molto formali invece e se la cavavano bene con la lettura e un po’ anche con la scrittura, molti leggevano il giornale ogni mattina. E in matematica erano bravissimi, calcolo mentale rapido velocissimo. Volevano farmelo vedere, stupirmi, il fiero popolo Rom! Arrossirono un po’ solo con le divisioni con la virgola …. ;) Alcuni fecero gli esami a fine anno, vennero a scuola vestiti come per un matrimonio! Andarono benissimo!
Monica: cosa credi che debba essere spiegato a una società che tuttora non sa di essere multiculturale?
Luisa: di imparare dai ragazzi, dai bambini. In molte scuole italiane si e' cominciato con i Rom, per questo le insegnanti disponibili avevano una grande apertura, erano anche loro nel viaggio che stava cominciando.
Monica: ti è capitato di dire come Mastandrea nel film "quello che facciamo non serve a un bel niente"....??? è mai accaduto?
Luisa: sai non credo ...è sempre servito moltissimo almeno a me ;))
Luisa: però una volta ... … io ho smesso con i rom perché una volta dei bambini della materna iscritti da me son stati a guardare per un anno gli altri che mangiavano . Ho pensato che non era veramente il caso di forzare la scolarizzazione…Fu Francesca, 5 anni, a dire alla sua mamma ‘’I bambini rom non mangiano con noi. E’ perche’ sono poveri, noi mangiamo e loro guardano’’ e questo perche’ il comune, a cui i bambini erano affidati, non pagava la retta.
Monica: cosa suggeriresti a chi di competenza? Oppure a chi inizia adesso sul fronte dei diritti e di questo lavoro, insomma come cambia? Ci sono delle cose che si potrebbero fare per migliorarne l'efficacia? davvero hai pensato questo...?
Luisa: Per i rom è un discorso speciale ... tu sei come loro in una situazione di alienazione assoluta dei diritti, un po' succede anche con gli altri, noi subiamo la marginalità... anche con i sindacati (vedi il caso della lotta al precariato degli stessi insegnanti L2/LS). In via Zama ASPETTAVANO la famosa circolare sull'intercultura che poi uscì e faceva anche un riferimento alla lingua: era bellissima.. cose da prima repubblica, ma loro erano PIU’ AVANTI avrebbero voluto una maggiore attenzione alla valorizzazione culturale.
A Milano, allora, funzionava il contesto della societa’ civile, i soggetti si incontravano, facevano! Credo ci sia anche stato il primo corso di aggiornamento sull'intercultura, biennale, ma io lavoravo a pomeriggio e ho fatto solo pochi incontri.
Monica: beh, interessantissimo questo. Ma il passaggio con le altre realtà (ctp etc... ) come è avvenuto.. voglio dire hai fatto tesoro di questa esperienza o è rimasta isolata? Credo che in qualche modo era pionieristico no? Molto differente da adesso, molto più legato al sociale che alla questione meramente glottodidattica...
Luisa: Si certo, al primo posto c’era l’accoglienza. Infatti tornata a Lecce con i Rom ho mantenuto un rapporto attraverso l’associazionismo, l’AIZO. A scuola invece quasi subito ho ripreso a lavorare con adulti e ragazzi, ma i CTP non c’erano ancora, era il 1992. Emergenza Albania! I ragazzi albanesi ... loro imparavano subito. Fu allora che comprai UNO e un testo di didattica delle lingue e cominciai a programmare come L2
Monica: ah, lo ricordo anche io UNO… appena uscì allora sembrava bellissimo.... :)))
Luisa: Vero. Ma i ragazzi albanesi erano bravissimi
Monica: hai adattato questo programma alle loro necessità? perché va detto che allora si pensava a tutt'altro pubblico...
Luisa: Molto avveniva in situazione, ma l’Albania di allora era un paese ad analfabetismo zero, non come ora, con una scuola di impostazione molto tradizionale, loro erano abituati a lezioni frontali e a prof autoritari: hanno accettato le mie stranezze!! Poi già parlavano un po' in italiano, grazie alla TV … qualcuno voleva addirittura andare troppo veloce e ‘’balbettava’’ un po’: il rap era la mia ''cura'' preferita; Il problema vero che avevano era che dimenticavano l'albanese!
Monica: sì ma non si può dire fosse una lingua spendibile quella dei libri.... tuttora spesso non lo è.... è scollegata dalla realtà e dalle necessità reali...
Luisa: uno si mise a piangere per un'ora dopo aver parlato con la madre ... non ci riusciva, lo dissi a Vedovelli, ad un corso di formazione MIUR, ma guardava lontano e non mi rispose ;))
Monica: ci credo, quindi si viveva uno sdoppiamento.... un annullamento di una parte di sé...
Luisa: si, poi è divenuto risaputo per gli albanesi, infatti loro chiedono corsi per i loro figli
Monica: secondo te anche ora si tende più al fenomeno di acculturazione, meno all’assimilazione ... insomma questo andrebbe riflettuto..
Luisa: ora c'e' la normativa per farli.. la volontà? Ci sono istituti, scuole, dove gli albanesi però possono studiare la loro lingua e cultura immagino sì?
Monica: Gli strumenti ora ci sono quasi tutti…
Luisa: si potrebbero fare dei corsi, ci sono i finanziamenti, ma non esistono diritti se non sono rivendicati ... in questo territorio. Gli albanesi credo siano i primi in Italia come comunità e moltissimi sono qua in Puglia.
Monica: poi hai insegnato nei CTP giusto? ... spiegami anche questo passaggio Luisa..
Luisa: si! Nel 2000 e quello stesso anno ci fu la prima Formazione Ministeriale. A Lecce con Daniela Zorzi. FANTASTICA!! Quella e’ stata la mia fortuna!! da lei per prima ho sentito parlare di voi, della classe di concorso, era il suo sogno. Ma anche di tutto il resto, competenza e cuore come difficilmente succede. Lei poi e’ tornata a Bologna dove e’ stata preside di lingue. Quando avevo un dubbio importante la chiamavo al telefono, alle 7.30 del mattino, mi ha sempre risposto … magistralmente. Una guida imprescindibile. Lo stesso anno abbiamo anche organizzato un corso per mediatori. Negli ultimi anni invece c'e' stato il contatto con Lorenzo Rocca, del CELI, Perugia: voglia di approfondire, chiarezza sui principi, gradualità, complessita' e ... senza lasciare indietro nessuno, a cominciare da chi non sa leggere.
Monica: nel 2000 incredibile... C'è qualcosa che vorresti che passasse di questa tua lunga e bellissima esperienza?
Luisa: è la gelosia, il segreto per la loro lingua dei rom
Monica:ma ti chiedevo.... c'è qualcosa che vorresti che passasse di questa tua lunga e bellissima esperienza?
Luisa: il lucido sguardo degli albanesi, sì, ma soprattutto le cose che ho imparato da loro
Monica: ma su di te... quello che è accaduto a te in questi passaggi sei riuscita a concretizzarne una sorta di essenza profonda?
Luisa: lo scetticismo dei senegalesi … A me? allora: prima di tutto lo sbalordimento: il brivido dell'incontro con la storia…una volta un ragazzo afghano raccontava il suo lungo viaggio a piedi, con ironia, come fanno loro…eppure sua madre si era uccisa. Alla fine intervenne una ragazza russa disse ''un giorno l'armata rossa venne a prendere mio fratello per mandarlo là'' reclutamento forzato.. loro si guardarono e noi avevamo la pelle d'oca veramente!! Uno dei miei alunni per esempio ha una foto qui su face book: ci sono sei ragazzi, sono arrivati vivi solo in due, lui e quello che ha scattato la foto..
questo c'è nelle nostre scuole
Monica: ed è quello che meno vien fuori..però non mi hai risposto ancora...
Luisa: vuoi sapere il lascito?
Monica: sì a te... l'eredità che queste cose ti hanno lasciato
Luisa: noi maestre ci siamo messe accanto… a me non so, ci devo pensare, io sono dentro... forse il privilegio di aver guardato negli occhi il moderno … ed il futuro.
In verità c'è un lascito delle insegnanti che hanno cominciato che secondo me e' importante. E poi vorrei che si parlasse anche delle poche persone che hanno saputo muoversi e valorizzare quanto avveniva, saper scendere dalla cattedra, creare un circolo ... quello che non mi piace del film la mia classe è la disposizione dei banchi!!!
Monica: adesso una domanda difficile.... cosa credi che sia rimasto di te negli studenti e cosa invece vorresti rimanesse a ogni fine corso...
Luisa: comunque vorrei ora occuparmi del fuori.. hai fatto la domanda di mia madre!!! Lei mi disse quando ho cominciato ... perche vedeva che io ci mettevo il mondo dentro le lezioni... domandati sempre COSA RIMANE ai ragazzi di tutto questo??
Monica:allora sei allenata..
Luisa: si, vedi che serve il lascito!!
Monica: …e il tuo desiderio era realizzato?
Luisa: chiarezza sui primi elementi linguistici e metodo per imparare dalla vita: in glottodidattica dicono esposizione linguistica.
Monica: metodo.... parola rischiosa... .no?
Luisa: infatti, diciamo esperienza utile, io penso ad una scuola diffusa al coinvolgimento degli italiani, ad una ripresa consapevole della comunicazione che in questi anni ha avuto una brutta crisi
Monica: mi piace, dici che basta?
Luisa: No.. manca il DIDAweb! Senza la rete non avrei potuto sopravvivere. Ho cominciato nel ’98 e poi ho incontrato Didaweb, una comunita’ virtuale di insegnanti. C’e’ stato lo spazio di Risorse, Mediatori, le liste e ora Lingua Migrante.
Monica: e secondo te quali saranno le frontiere future in questo senso?
Luisa: la frontiera è l'autoapprendimento, sempre nella relazione. La lingua è un bene relazionale
Monica: assolutamente sì...
Monica: come descriveresti con un paio di parole questo tuo percorso? Due e due, per te e per i tuoi studenti, quello che credi...
Luisa: un paio .. ci penso.. per loro prendere la parola!! più protagonismo! Per me … quelli di Milano di Todo Cambia fanno ogni anno un incontro ''quello che abbiamo imparato lavorando con gli stranieri'' è questo alla fine, io vado ogni giorno a scuola per imparare qualcosa di nuovo, da loro o per loro, per poter comunicare ed essere più efficace con loro.. andarci solo per insegnare per me sarebbe la fine ;))
Monica: altro?
il ruolo della rete, ci tengo a ribadirlo, è importante, molto, quello che non ha fatto l'istituzione lo hanno fatto le comunità di insegnanti, e anche questo scambio con te, intrecci, nodi, di relazioni significative … perché poi ...io sono a Lecce, porta d’Oriente ma anche … periferia infinita.